CASTRUM NOVUM
Tra Torre Chiaruccia e il Casale Alibrandi (km 64 della via Aurelia) doveva estendersi la città di Castrum Novum, colonia marittima romana, dedotta nel 264 a.C. a difesa della costa settentrionale del territorio cerite, ripopolata forse in epoca cesariana (Colonia Iulia Castronovana).
La città di Castrum Novum era una colonia marittima romana, dedotta nel 264 a.C. a difesa della costa settentrionale del territorio cerite, ripopolata in epoca cesariana. In epoca imperiale era provvista di un teatro, della curia, di un archivio (tabularium), di un’area sacra ad Apollo e di un acquedotto pubblico.
Nel XVIII secolo, le ricerche hanno portato al rinvenimento di diversi interessanti elementi: un’erma di Aspasia velata, statue di imperatori, una piccola statua di Bacco, una statua di cane mastino giacente; di eccezionale interesse la scoperta, avvenuta nel 1778, di uno scrigno contenete 122 monete d’oro databili nel I e II secolo d.C..
Dal 2016 la città è in corso di scavo a cura del Museo Civico di Santa Marinella in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica, l’Università di West Boemia e il Gruppo Archeologico del Territorio Cerite. Sono state scoperte le mura del castrum del III secolo a.C., i resti della caserma, del teatro, del decumano, di alcune domus e la piazza del foro.
Numerosi materiali dell’età del ferro e di epoca etrusca arcaica documentano la frequentazione dell’area anche in epoche anteriori: è infatti probabile che la città del III secolo a.C., come nel caso di Pyrgi, sia stata in parte sovrapposta al precedente insediamento. Al km 64,600, presso il fosso delle Guardiole, si trovano i resti di un impianto termale e di altre interessanti strutture di una villa marittima romana provvista anche di una notevole peschiera rettangolare oggi quasi completamente sommersa. La villa si apriva direttamente sull’antica via Aurelia.
Le Peschiere di Castrum Novum
Un altro importante complesso archeologico direttamente collegato alla città di Castrum Novum si trova a breve distanza dall’abitato antico, in corrispondenza del Km 64,4 della via Aurelia.
Nel mare, a pochi metri dalla riva, sono ben visibili i resti di numerose strutture riferibili ad un esteso complesso di peschiere che si sviluppava lungo la costa per centinaia di metri. Gli impianti si presentano suddivisi in varie vasche quadrangolari, quasi tutte in origine rivestite in opus signinum. Molto vicino alla foce del fosso delle Guardiole si trova una peschiera a pianta rettangolare suddivisa la suo interno in varie vasche tra loro comunicanti.
Due dei lati rivolti al mare risultano costruiti con grandi blocchi di pietra squadrati, presumibilmente pertinenti a costruzioni più antiche e riutilizzati per la costruzione dei grandi moli perimetrali. Poco distante si trova una seconda peschiera con un lato curvo rivolto al mare a sua volta suddivisa in varie vasche ancora provviste in alcuni casi delle lastre forate in piombo che fungevano da filtro. E’ molto probabile che l’esteso impianto di itticoltura e le strutture visibili sulla spiaggia siano da ricondurre alle pertinenze di una villa marittima suburbana, certamente da identificarsi con un importante centro di produzione e di lavorazione di prodotti del mare.
Tuttavia, alla luce dell’estensione del complesso, della sua notevole articolazione interna e soprattutto della sua posizione subito a ridosso dell’abitato di Castrum Novum, potrebbe essere ipotizzabile anche una diretta pertinenza alla città ed una pubblica gestione da parte della colonia.
È ormai certo che la loro costruzione sia avvenuta in più fasi a partire dall’epoca repubblicana, mentre un lungo antemurale schermava la peschiera principale dal libeccio, creando una sorta di darsena protetta unzionale agli impianti. Siamo di fronte a uno dei più antichi e vasti complessi di peschiere del Mediterraneo.
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